Le dieci regole per essere perdonati ( a cura di Florian Cortese)
Ti è mai capitato di aver chiesto scusa ad una persona e trovarti di fronte ad un muro? Perché non sempre siamo perdonati quando mostriamo pentimento? Perché l’altro non accetta le nostre scuse? Forse, ti sei spiegato questo fenomeno dicendoti che costui era troppo arrabbiato o perché aveva un carattere difficile ed inflessibile, forse perché mancava di cuore o voleva fartela pagare, oppure era colpa del suo orgoglio!
E può anche darsi che queste ipotesi avessero anche uno sfondo di verità. Tuttavia c’è un’altra ragione molto più comune e che raramente viene tenuta in debita considerazione: le persone non accettano le scuse per il modo in cui esprimiamo il nostro rammarico. In altre parole adottiamo una comunicazione inefficace!
Conta di più il modo in cui diciamo le cose che il contenuto di ciò che comunichiamo. La presentazione è un potente mezzo di comunicazione persuasiva. Se sbagli presentazione le tue probabilità di avere successo rasentano lo zero. I pubblicitari lo sanno bene e per questo riescono a vendere cose del tutto inutili (i contenuti) attraverso una comunicazione efficace (il modo di presentare).
Ora ti spiegherò il modo corretto di chiedere scusa, cioè la forma che ti darà maggiori probabilità di avere successo. Più ti scosterai da questo modello e più ti assicuri il fallimento!
Prima regola: l’errore esiste davvero!
Prima di tutto se chiedi scusa, devi riconoscere intimamente di aver sbagliato. A volte noi chiediamo perdono solo per calmare le acque, ma non siamo affatto convinti di avere i torti ventilati dall’altro/a. Altre volte si chiede scusa a denti stretti ritenendo di subire un’ingiustizia. Oppure crediamo che l’altro abbia altrettanto colpe e cerchiamo in qualche modo (con sguardi, espressioni, gesti o modi eloquenti) di passare tale critica. Tutto questo non funziona. Prima di tutto, devi concentrati sul tuo errore, guardarlo attentamente e non cercare scuse o attenuanti. È vero che anche l’altro potrebbe aver sbagliato, ma non conta! Importa solo quello che tu hai fatto. Devi veramente accettare l’idea che hai sbagliato e devi individuare il come. È importante fare questa operazione perché la cosa peggiore che puoi fare al momento della richiesta di scusa è lasciare che il tuo interlocutore debba indicarti quali siano le tue colpe o, peggio ancora, debba convincerti dei tuoi errori!
Seconda regola: essere decisi a cambiare
Se non vuoi bruciarti definitivamente, devi credere non solo nel tuo errore, ma essere convinto di voler cambiare rotta in modo definitivo. Qualunque genere di imbroglio porterà inevitabilmente ad un successivo fallimento e questa volta senza via di ritorno. Se non sei disposto a cambiare, non proseguire nella lettura. L’efficacia durerà poco: il tempo che l’altro si accorga del tuo bluff!
Terza regola: evitare comportamenti infantili, commiserativi
Ti devi porre in maniera adulta! Ciò significa con dignità, sobrietà, tranquillità, fermezza, auto-consapevolezza, convinzione, sicurezza in quello che affermi e determinazione rispetto al tuo obiettivo. Molte persone giungono alle scuse in un momento di disperazione e si lasciano andare a manifestazioni patetiche o ridicole che non possono essere ben accette da chi è ferito ed è sul piede di guerra con la conseguenza di collezionare ogni altro errore esplicito o implicito. Per esempio sono da evitare tassativamente:
1) L’uso di terze persone (parenti o amici) che cercano di fare da pacieri. Usare altre persone significa deresponsabilizzarsi e cercare le soluzioni senza fare sacrifici sul piano personale. Almeno questa è l’interpretazione che ne deriverà.
2) Inginocchiarsi o umiliarsi per ottenere il perdono. Benché la ragione può essere comprensibile, è un comportamento esasperato che manca di equilibrio e dignità. Ricordati che oltre alla colpa, la persona a cui chiedi scusa si aspetta di trovare un uomo o una donna che dispone di certe caratteristiche.
3) Regali pomposi che non rientrano in un comportamento normale. Se hai sbagliato, l’altro si aspetta un cambiamento comportamentale, non una manifestazione pirotecnica che invece apparirà come una sviolinata fasulla volta a spegnere i dardi infuocati. Dunque, niente mazzi di rose, anelli in oro e diamanti, viaggi per timbuctù e quant’altro. Se vuoi fare regali, pensaci dopo e in modo continuativo. Il più bel regalo che puoi fare quando chiedi scusa è il tuo sincero pentimento e la concreta disponibilità ad invertire la tua rotta! Anche una mano sulla spalla, afferrare le mani o dare un bacio sulla guancia alla fine può essere un ottimo gesto e più rilevante di doni materiali (vedi nona regola).
4) Niente manifestazioni aggressive, pianti auto-commiserativi.
Quarta regola: Parlare e riconoscere le proprie colpe senza attenuanti
Ricorsi la prima regola? Ora è il momento di metterla in pratica sul campo di battaglia. Il che significa che quando vai per chiedere perdono devi esordire in questo modo: “Io ho sbagliato e ti ho ferito, mentre non avevi colpe!”.
Può darsi che riteniamo interiormente che le cose non stiano realmente così e che l’altro/a abbia effettivamente delle colpe. Ma a guardare bene, è una valutazione alterata. Non ci comportiamo male a causa dell’altro o dei suoi errori, noi lo facciamo perché non tolleriamo certi comportamenti e di conseguenza scegliamo strade poco opportune. L’errore è sempre nostro poiché scegliamo una battaglia e le armi della nostra lotta. L’altro fa lo stesso, è vero, ma alla fine dei conti, non eravamo costretti a combattere in un certo modo: è una nostra scelta, è un nostro errore. Basta accettarlo!
Non bisogna dire: “Ti chiedo scusa se ho sbagliato!”. Una frase del genere implica che non sei consapevole del tuo errore. Il “SE” significa “se credi tu!”. E l’altro/a avrà la netta sensazione che tu non sappia cos’hai fatto. Non sperare nel perdono!
Non devi nemmeno dire: “Ho sbagliato, è vero, e mi dispiace tanto perché ti amo. Però è successo perché… (soffrivo, mi sentivo solo, non amato, giudicato, perché non riuscivo a…, tu mi hai fatto, avevi detto, ecc)”. Il “però” e tutte le spiegazioni successive cancellano l’ammissione dell’errore. Inoltre, scarica le colpe su l’altro o si di una circostanza esterna. Frasi del genere saranno percepite come debolezza d’animo, giustificazioni, disonesta intellettuale e zero pentimento.
Quindi la discussione deve procedere nel descrivere accuratamente i propri errori senza mitigazioni, discolpe o giustificazioni, senza pretesti o racconti fiabeschi. Solo la cruda e nuda realtà, con spietate descrizioni dell’errore e senza cadere nella commiserazione di se stessi.
Quinta regola: accettare le critiche
Di solito, quando si comincia ad elencare i propri torti in un modo che non è consueto, l’altro/a potrebbe cercare di rincarare la dose. Chi chiede perdono deve rimanere fermo, accettare la critica e anzi reperire anche dei difetti personali a cui l’altro non aveva pensato. In altre parole, devi anticipare le critiche dell’altro così che non possa accusarti lui per primo. Di cosa ti può accusare una persona se lo fai per primo?
Attenzione: A) non criticare l’altro e non cercare di fare in modo che anche lui riconosca i suoi errori B) se vieni interrotto lascia parlare e poi riprendi da dove hai lasciato C) se vieni interrogato su certe faccende, non esitare e rispondi dicendo la verità (anche quando questa è poco piacevole).
Sesta regola: controlla toni, espressioni, gesti e posture.
La comunicazione efficace non può esistere senza una corretta presentazione degli argomenti. Le persone che ci ascoltano sono molto più a contatto con quello che facciamo rispetto a quello che diciamo. Questa è la ragione per cui spesso le persone rifiutano gli argomenti altrui credendo che siano bugie anche se possono non esserlo. Ecco dunque un elenco di fattori da tenere in considerazione:
A. Devi guardare l’altro/a negli occhi con sobrietà e serenità
B. La tua espressione deve essere seria e convinta
C. Mantiene la calma
D. Rimani dritto con la schiena
E. Il tono deve essere fermo, caldo, dolce e comprensivo
F. Rimani rivolto verso l’interlocutore, non metterti di lato e non guardare di traverso. Non accavallare le gambe.
G. Quando vieni aggredito o ricevi accuse (vere o false che siano) non scuotere la testa in senso di stanchezza o diniego.
H. Non rimanere in silenzio quando ti viene fatta una domanda.
Settima regola: non chiedere il perdono
Quando avrai fatto tutto quello che ho scritto, l’interlocutore potrebbe mostrarsi irritato accusandoti di aver già detto queste cose senza peraltro essere cambiato. Sii fermo nella tua procedura. Devi accettare la critica e ricordare che non chiedi il perdono, ma stai dicendo queste cose perché l’altro/a se lo merita. Il tuo dialogo deve essere orientato al proprio cambiamento e non per ottenere premi, di sconti o il perdono. Chiaramente vale quanto detto alla regola n° 2: devi volere realmente cambiare. Altrimenti il tuo discorso apparirà come una strategia furbesca.
Ottava regola: cambiare.
Dopo la conversazione, lascia decantare. Ma comincia da subito a mettere in atto quei cambiamenti su quei difetti che hai riconosciuto di avere. Se eri avaro sii generoso, se eri spilorcio di gesti o di parole affettuose comincia a mostrare dolcezze, se dicevi bugie sostieni la verità, e così via. Devi farlo in modo continuativo secondo la presa di coscienza delle regole uno e due.
Nona regola: il contatto fisico
Se devi prendere contatto con l’altra persona devi farlo al momento giusto. Non tentare di prendere le sue mani, afferrarla per le spalle o di darle un bacio prima che lei non sia predisposta a questo contatto. Se lo fai in anticipo, sembrerà una violenza che potrebbe creare una maggior chiusura. Devi essere a contatto con le risposte del tuo interlocutore, essere empatico. E comunque non devi tentare di fare dei gesti finché l’altro/a non abbia compreso le tue buone intenzioni e il tuo rammarico. Allora, in base a chi è colui che hai di fronte il contatto può essere fatto, ma con prudenza e con calma. Al primo segno di rifiuto, bisogna tornare al proprio posto senza mostrare insofferenza. La tua comprensione deve passare prima della comprensione dell’altro nei tuoi riguardi.
Decima regola: allenati!
Non è molto saggio riconoscere i propri errori leggendo degli appunti. È meglio prepararsi in anticipo. Alla fine devi solo avere in mente i tuoi errori ed essere sinceramente motivato a denunciarli senza farti sconti. E allora non sarà una recita. Ultimo consiglio: non aspettare troppo, il tempo divora le motivazioni!
In amore nessuna cattiveria passa inosservata, nessun dono rimane senza frutto, nessun gesto d’amore è sprecato.
Florian Cortese
Altri articoli del Blog