Vincere la zona di comfort

Tratto dal libro: La migliore versione di te stesso.

La tua vita inizia dove finisce la tua zona di comfort.

Neal Donald Walsch

Lo sapevi che il 57 % (in aumento) della popolazione italiana non legge nemmeno un libro in un anno?! E dei rimanenti lettori solo il 10% va oltre al primo capitolo? Perché esiste questo inquietante fenomeno? Per il fatto che leggere significa fare sforzo, concentrarsi, cercare di capire, aprire il dizionario laddove non si comprendono le parole. Tutta questa fatica si associa al dolore. Non un dolore fisico, ma mentale. Questo spiega perché così pochi giovani amino studiare a scuola o pulire la propria camera o collaborare in casa. Inversamente amano spassarsela con giochi, social, chiacchiere e così via. Questi passatempi si associano al piacere. Quindi l’equazione si riduce semplicemente a due fattori:

A) Si cerca ciò che crea piacere.

B) Si evita ciò che procura dolore.

Questi due fattori si applicano sia a livello fisico-sensoriale che a livello mentale-emozionale. Ripensa a quanto detto sulle distorsioni cognitive. Perché alteriamo i concetti? Perché cerchiamo di essere gratificati attraverso la conferma delle nostre idee e fuggiamo da ciò che vuole intaccare le nostre posizioni.

Mettere in discussione una convinzione è doloroso, quindi manipoliamo la realtà per poterci sentire a proprio agio. Questa manovra psicologica si traduce in piacere. Questo è il motivo per cui apprezziamo le lodi e tendiamo a rifiutare le critiche. La disapprovazione smentisce ciò in cui crediamo, minaccia una gradita percezione d’identità, attenta all’immagine che ci siamo fatti di noi stessi. Quindi istintivamente respingiamo ciò che ci fa sperimentare dolore allo stesso modo in cui ritraiamo la mano dal fuoco.

Si parla spesso della Comfort Zone che viene definita in psicologia la condizione mentale in cui la persona agisce in uno stato di assenza di ansietà, con un livello di prestazioni costante e senza percepire un senso di rischio.

Molti preferiscono non rischiare i piccoli piaceri che derivano dall’uso di schemi comportamentali ben collaudati. Tuttavia, sulle lunghe distanze, queste scelte finiscono per impedire la realizzazione personale poiché essa si ottiene uscendo dai vantaggiosi rituali quotidiani.

In effetti, questa zona di comfort non è affatto priva di ansie. Anzi, ne è piena. Tuttavia, è una condizione che consente una sopravvivenza senza grandi lotte e procedendo pigramente con le stesse abitudini. Questo stato genera un livello di rassicurazione che compensa il dolore dato da una vita che non si realizza. Insomma, la zona di comfort è una specie di airbag che protegge dall’impatto con il mondo reale. Chi vive protetto dall’airbag delle sicurezze evita il dolore della scoperta e dell’avventura, accetta la noia di una vita tiepida per non sperimentare il dolore dalla perdita di schemi e sicurezze acquisiti. La rinuncia della vita vissuta allo scoperto viene compensata dal piacere di mantenere dei punti fermi, vedi la ristretta area entro cui muoversi e agire. La paura di fondo è dunque la paura di cambiare, uno dei terrori più grandi dell’essere umano.

Cambiare si configura emotivamente con queste paure:

1) Perdere sicurezze

2) Affrontare rischi

3) Affrontare l’ignoto

4) Immaginare di non farcela

5) Perdere parte di quello che si ha

6) Essere giudicati

Ne consegue che per molti CAMBIARE = soffrire e al contrario NON CAMBIARE = provare piacere.

Eppure l’uscita dalla zona di comfort è parte integrante di questo tuo viaggio alla scoperta di chi sei veramente e di chi potrai essere. Se stai facendo uso di questo airbag di sicurezza, chiamato zona di comfort, dovresti liberartene al più presto perché è il drappo funebre che ti garantisce ogni insuccesso nel tuo futuro. Devi trovare il coraggio di sfidare la tirannia delle abitudini e delle sicurezze a buon mercato.

Ora stiamo analizzando ciò che ti spinge ad agire e reagire, e ciò che ti limita nelle tue azioni. Non c’è cambiamento reale senza la consapevolezza di ciò che si fa. E se è vero che, come diceva G. Jung “Non c’è presa di coscienza senza dolore” (ragione per cui alcuni rifiutano di prendere coscienza), è anche vero che la consapevolezza mostra la vastità del nostro potere d’azione e, di conseguenza, ci dà la gioia di usare quest’ultima. L’essere consapevoli è l’argine che ci protegge dalla cieca ubbidienza alla dittatura degli schemi comportamentali.

Scoprire i sottili equilibri che sussistono dietro alle tue scelte ti permetterà poi di modificare l’equazione piacere/dolore con un ingrediente, che stai per scoprire, che ne domina l’influenza inopportuna. Quindi non ti distrarre e rimani con me in questo percorso.

Se vuoi scoprire come fare, il libro è a tua disposizione oppure puoi partecipare al corso di intelligenza emotiva che sta per partire.

LIBRO: La migliore versione di te stesso di Florian Cortese

Per maggiori informazioni sugli eventi in programma: CORSI

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