Il vero volto della crisi
La crisi economica non è il problema più grave che le imprese devono attraversare. E forse, la crisi non è nemmeno il problema visto che ogni crisi del sistema genera anche delle opportunità. La crisi è la messa in discussione di un ordine e impone all’umana esistenza di intraprendere nuove soluzioni per sfruttare al meglio il cambiamento. Se un’azienda non sa adattarsi e trasformarsi, l’evoluzione si blocca e il fallimento è alle porte. È solo una questione di tempo.
Quali sono dunque i veri pericoli che le imprese devono affrontare? Ci sono problemi esterni (crisi, concorrenza…) e quelli interni (organizzazione, team, decisioni…).
Gli errori più comuni
Le imprese cercano più clienti e dunque puntano sul prezzo migliore. Ma la clientela non cerca solo il prezzo migliore. Essa è diventata esigente su più piani, non per ultimi quello dell’affidabilità, la relazione di fiducia e il trrattaento ricevuto dall’impresa o dai suoi dipendenti. Oggi c’è una drastica trasformazione del mercato e delle sue regole che richiedono un cambio di registro aziendale.
Comunque sia, il numero di clienti diminuisce in un’azienda quanto c’è paura della concorrenza, quando il livello di adattamento risulta scarso e pervade un buon grado di fissità mentale nel direttivo, quando le strategie commerciali sono infruttuose, quando il team risulta scontento e dunque non partecipa più attivamente ai propositi dell’azienda.
In sintesi: la diminuzione del bacino di utenti, l’aumentata concorrenza assieme ad una gestione disfunzionale dà anche luogo a risultati impoveriti. Si inizia ad agire in preda al panico facendo tagli, abbassando i prezzi e trattando i clienti in modo inadeguato, richiedendo ai dipendenti sforzi strenui e non compensati da gratificazione.
In altre parole si pensa al benessere dell’azienda, dei profitti e della produzione. Con la paura di perdere l’assetto economico si finisce per sottovalutare l’importanza di rendersi riconoscibili sul mercato, di fare la differenza e di creare un valore aggiunto da proporre sia alla clientela che al proprio team.
Un altro comportamento improduttivo è quello di mantenere il sistema organizzativo/gestionale o le proprie abitudini relazionali così come stanno supponendo che il tempo possa rovesciare le sorti in modo miracoloso. La verità è che non è possibile rimanere su un mercato in movimento con un atteggiamento statico.
Le soluzioni
Ci sono due tipologie di imprese: chi lavora in proprio senza avvalersi di collaboratori e chi ha un team. Naturalmente, se l’obiettivo è quello di mantenere un profilo alto entrambi le categorie devono sviluppare certe qualità per far fronte alle richieste del mercato.
L’imprenditore deve essere capace di intraprendere percorsi nuovi che la maggioranza farà difficoltà ad accettare (non a caso la crisi è un’esperienza comune a quella maggioranza). Ci vuole maggior consapevolezza di ciò che manca e di ciò che serve. Spesso l’imprenditore medio suppone di aver acquisito delle competenze sufficienti a garantire le scelte giuste del futuro, proprio perché tali competenze lo hanno portato ad ottenre risultati discreti in passato. Errore di valutazione. Le esigenze cambiano, i sistemi comunicativi anche, e le competenze oltre che i sistemi di interazione devono evolvere con la stessa rapidità. Questo significa cambiare, imparare, introdurre qualcosa di nuovo nel modo di lavorare e di comunicare, nel modo di trattare il proprio team, di proporsi alla clientela. Lo scopo non è vendere, ma diventare un punto di riferimento, fornire un servizio a beneficio di altri, non di se stessi. Il tornaconto è solo un risultato, non lo scopo. Per ottenere questo è necessario rinnovarsi e farsi aiutare da professionisti che forniscono strategie all’avanguardia su ogni fronte richiesto. Una volta le persone inverstivano nei grandi sistemi di comunicazione per pubblicizzarsi: tv, radio, riviste, giornali eccetera. Oggi questo mezzo è superato o quanto meno lo è per tutte quelle aziende che non hanno un parco clienti nazionale o internazionale. Eppure molti puntano ancora su questo cavallo zoppo.
Una volta si dava poca importanza alla propria crescita personale per fare l’imprenditore: lo si diventava per discendenza familiare o per un moto di creatività personale. Ora è necessario avere una formazione molto più sofisticata che punta ad una competenza più globale. Tu pensi che i vari leader come Bill Gates, Warren Buffett o Lawrence Ellison non si siano fatti aiutare dal punto di vista strategico per mantenersi in vetta?
Poi è necessario attrarre i collaboratori più brillanti e creare quel clima di soddisfazione e di collaborazione del team che permetterà loro di identificarsi con i ruoli affidati e con l’azienda a cui appartengono.
Essere imprenditore significa in primis vendere se stessi. E se ti vendi bene allora imparare l’arte del dare che invita il tuo pubblico, i tuoi clienti, il tuo team, a sceglierti!
Non è una questione di fortuna o di livelli di difficoltà. È solo una questione di strategie e di predisposizione al cambiamento. Se fai le scelte sbagliate, non otterrai risultati sperati.
Le qualità dell’imprenditore vincente
Le imprese che sono in difficoltà hanno tutte degli elementi in comune che ho spiegato sopra. Ma anche le imprese al top del mercato possiedono degli elementi in comune.
L’imprenditore vincente dovrebbe avere i seguenti punti di forza:
1. La conoscenza dei propri limiti (o difetti) e la consapevolezza delle qualità da sfruttare.
2. La convinzione di poter essere attori e non comparse.
3. Un chiaro ideale da perseguire.
4. Un doppio target: 1) l’obiettivo della crescita aziendale 2) un obiettivo psicologico: dare significato a ciò che si fa e ciò che si è con la continua volontà di migliorare le proprie competenze.
5. Una buona pianificazione e gestione del tempo.
6. Un’ottima comunicazione in ogni direzione: con gli altri dirigenti, con il team, con i clienti, con le persone della vita quotidiana,
7. La capacità di relazionarsi e generare delle partnership collaborative ed efficaci.
Cos’è un’azienda?
La tua azienda non è fatta di muri, computer, arredamento, pubblicità o prodotti da vendere. Essa è costituita da persone (clienti, amici, team, venditori, account, collaboratori, colleghi, concorrenti, partecipanti, ecc). Poi è fatta di relazioni con altri individui. Se non ti prenderai cura di queste persone e di queste relazioni allora la tua azienda cesserà di esistere o di essere produttiva. Un prodotto o un servizio non si vende né si trasferisce né può essere apprezzato senza la rete di persone e di relazioni. Nemmeno la qualità del prodotto esiste senza di loro, senza quelli che possono riconoscerla, apprezzarla, venderla o parlarne.
L’obiettivo dunque di un azienda deve focalizzarsi su queste persone e su queste relazioni. Poi viene il resto!
Più consapevolezza, più soluzioni.
Florian Cortese – Formatore Mentale