“Il vero cambiamento non è estetico o esteriore ma necessariamente passa attraverso una rivalutazione interna che l’individuo può consapevolmente attuare”.
Questa citazione è di MAXWELL MALTZ (1899-1975), chirurgo plastico e creatore della Psicocibernetica. Maltz fu un promotore della rivalutazione dell’identità personale, del miglioramento dell’auto-immagine in relazione alla stima di se stessi. Egli espose delle idee che furono poi utilizzate da una nuova disciplina ribattezzata PNL (programmazione neuro linguistica) la quale cercò di adottarle in diversi campi della crescita personale.
Cos’è la cibernetica e cos’è il successo?
La psicocibernetica è lo studio di come il cervello è organizzato nel rispondere agli stimoli in rapporto alle circostanze esterne. Da questa prospettiva Maltz riteneva che il cervello funzionasse come i meccanismi del pilota automatico di un aereo: viene valutata la destinazione (il fine, lo scopo) e la posizione del velivolo con i sensori per calcolare le varianti del mondo esterno (i sensi, gli equilibri). Su questa base il pilota automatico (il cervello) effettua le opportune correzioni per compensare le eventuali deviazioni dalla rotta stabilita.
Così la Psicocibernetica si propone di identificare quali sono i meccanismi mentali che favoriscono il successo e viceversa l’insuccesso a partire dall’interazione tra le intenzioni della persona che stabilisce la rotta da seguire e la risposta del cervello a questo comando.
Naturalmente per successo non s’intende solo il raggiungimento di un traguardo, ma lo stato di soddisfazione e di benessere emotivo associato al conseguimento di quest’ultimo. Porsi una meta per diventare infelici una volta raggiunta è il contrario del successo! Il successo si configura come la realizzazione di se stessi attraverso un progresso interiore, l’ottenimento della serenità che deriva dalla consapevolezza dell’importanza di ciò che si fa.
Come si può migliorare la vita?
Maxwell Maltz spronava ad intervenire su sentimenti positivi come il perdono, l’empatia, l’ottimismo, la fiducia in se stessi, il coraggio e così via. In altre parole egli incoraggiava ad adottare dei comportamenti contrari a quelli che vengono utilizzati ogni giorno mentre si sperimentano prove e sofferenze. Quando soffriamo noi tendiamo ad accompagnare il dolore ripetendo ad oltranza tutta una serie di comportamenti: frasi negative, predizioni pessimiste, immaginando il peggio, chiudendoci alla comunicazione, arrabbiandoci, parlando continuamente di ciò che non va, imprecando, fossilizzandoci sulle colpe, la paura, i rimorsi, l’invidia eccetera. E mentre procediamo in tal senso assistiamo ad un aumento della sofferenza. Se sono in ritardo e mi trovo incolonnato in auto è possibile che io cominci ad inveire contro altri automobilisti o contro me stesso. Tuttavia, oltre ad accrescere lo stato di frustrazione nel momento stesso, questo comportamento ripetuto nel tempo genera un automatismo che alimenta la sofferenza emotiva.
È la ripetizione a sostenere e alimentare ciò di cui vorremo liberarci. Secondo Maltz era possibile cambiare stato d’animo proprio adottando il meccanismo di ripetizione al positivo. Se la ripetizione dei comportamenti sul proprio malessere funzionava non c’era alcuna ragione per supporre che non avrebbe funzionato altrettanto bene se fosse stato usato al positivo.
Gli esperimenti di maltz
Maxwell Maltz notò, infatti, che una semplice correzione estetica sul viso ad un paziente era sufficiente a restituire un buon grado di miglioramento esistenziale. La ragione è facilmente intuibile: con una cicatrice sul volto la persona si sentiva sfigurata e continuava perciò a descriversi in modo negativo. Così facendo la cicatrice si trasformava realmente in una cosa mostruosa. La ripetizione aveva dunque un carattere mortificante da una parte e contagioso dell’altro riuscendo a trasformare una cicatrice in un ostacolo insormontabile.
Che cosa sarebbe successo se il paziente avesse cominciato a dirsi ripetutamente che non era poi così male? Sicuramente sarebbe andata meglio. Ad ogni modo il sistema è così efficace da essere oggigiorno insegnato nelle varie correnti della terapia breve, della PNL dove spicca il formatore per eccellenza Anthony Robbins.
Possiamo imparare da Maxwell Maltz che nel ripetere a noi stessi i nostri problemi finiamo non solo per enfatizzare la nostra sofferenza, ma generiamo un problema che diventa spesso insuperabile. Perciò il trucco consiste nel non ripetere nella nostra mente ciò che va male, ma dobbiamo insistere nel dirci cose che descrivono fatti positivi. Ripetizione significa farlo sempre!
Cerca di non diventare un uomo di successo, ma piuttosto di diventare un uomo di valore. Albert Einstein
Consigli:
- Sorridere quando stai male
- Evitare di raccontare il tuo problema e cercare di far capire agli altri quanto è grave.
- Evitare comportamenti che enfatizzano il dolore, (calci, pugni, gesti a scatto…).
- Evitare di rafforzare il malessere con il linguaggio: descrizioni al negativo: è la mia cattiva stella, tanto lo sapevo che finiva così, non ce la faccio più, è difficile – Oppure insulti, offese e auto-denigrazioni.
- Escludere imprecazioni, bestemmie ed espressioni che hanno lo scopo di scaricare la rabbia.
- Usare parole chiavi al positivo per tutte le circostanze negative: es. “Tutto bene, Nessun problema, posso farcela, non cedo per così poco…”.
- Fare azioni positive: perdonare, essere empatici, fare azioni di coraggio, mostrare generosità, dialogare, eccetera.
- Fare un corso di Intelligenza Emotiva o un corso che soddisfa le tue necessità con il Metodo RNP (Rimodellamento Neuro Percettivo) ideato da Florian Cortese.
Se ora ti stai pensando che questa cosa è difficile da fare ricordati che stai usando propriamente quanto dovresti evitare al punto 4. Passa subito al punto 6.
Un augurio di felicità.
Articolo a cura di Florian Cortese
Altri articoli del Blog