Disturbi mentali: mito o realtà?

Cos’è un disturbo mentale?

Siamo nell’era dei disturbi mentali. Il problema è che nessuno sa con precisione di cosa si tratta. In generale parliamo di disturbi mentali con le idee del senso comune. Anche gli esperti sono alquanto confusi su questo tema visto che non c’è un accordo unanime per definire i diversi problemi psicologici ed emozionali dell’umana esistenza. La definizione Wikipedia (che coincide approssimativamente con altre definizioni enciclopediche) riporta:

emozioni, gioia, paura, tristezza, rabbia, stati d'animo, disturbi mentali, PS

Un disturbo mentale (in inglese: mental disorder) è un’affezione patologica che colpisce la sfera cognitiva, affettiva, comportamentale o relazionale di una persona in modo sufficientemente forte da rendere problematica la sua integrazione socio-lavorativa e/o causargli sofferenza personale soggettiva. Quando il disturbo diventa particolarmente importante, durevole o invalidante si parla spesso di malattia mentale. Le malattie mentali sono dunque alterazioni psicologiche e/o comportamentali relative alla personalità dell’individuo che causano pericolo o disabilità”.

Un analisi critica della definizione mostra delle contraddizioni insanabili. Si parla di patologia eppure un disturbo mentale non è associato ad alcuna anomalia, infiammazione, degenerazione o affezione del cervello. Nessun esame clinico potrebbe attestare la presenza di una disfunzione cerebrale in alcuna delle sindromi psicologiche conosciute, vedi la depressione, attacchi di panico, ansia, schizofrenia, comportamenti ossessivi compulsivi, disturbi della personalità, ecc. Questi disturbi esistono in forza della retorica psichiatrica che ne afferma la presunta evidenza e non per la presenza di un quadro patologico rilevabile o conoscibile.
La definizione di Wikipedia prosegue asserendo che si può parlare di “disturbo mentalequando la difficoltà comporta sofferenza personale! Se questo è vero allora l’intera collettività è affetta da disturbi mentali.
E che dire dell’affermazione secondo cui le malattie mentali sono alterazioni psicologiche e comportamentali della personalità?

confusion, smarrimento, strategie errate, emozioni negative, florian Cortese, IMMSembra tutto chiaro salvo per il fatto che non viene spiegato cosa sia un’alterazione psicologica o cosa sia la personalità. Se chiedessimo a 1000 persone di fornire una definizione di psiche o di personalità troveremo 1000 spiegazioni differenti. Eppure tutti avrebbero la medesima comprensione se trattasse di definire il femore. Forse perché psiche e personalità non sono cose reali mentre il femore si?
Ma questa confusione non è riservata ai profani. Anche i cosiddetti “esperti” in materia si mostrano incapaci di spiegare l’oggetto del loro lavoro. Se si aprono più enciclopedie e dizionari medici, non troveremo la stessa definizione di psiche e di personalità. La cosa più curiosa è che il manuale di disturbi mentali più importante a livello mondiale – il DSM – non dà alcuna definizione di cosa siano i disturbi mentali, la personalità, la psiche, la mente, la malattia mentale e così via. Eppure elenca serenamente una miriade di disturbi mentali come se la mente o la personalità fossero dei concetti assodati per tutti in modo univoco alla pari del femore.

 

Cos’è la psiche?

Ci si ritrova a non sapere esattamente cosa sia un’alterazione psicologica. Di certo non è un’alterazione neurologica, perché il cervello trova una sua ben chiara collocazione fisica e funzionale. Viceversa la psiche non è un organo, non è fatta di materia, non è il cervello, non occupa uno spazio fisico. Nella sindrome di Alzheimer è possibile reperire e diagnosticare clinicamente il danno cerebrale. Dunque l’alterazione neurologica c’è. Nella sindrome depressiva il cervello è perfettamente sano e la diagnosi non si rifà di certo ad un esame clinico. Nessuna alterazione neurologica. Quindi si parla di alterazione psicologica. Certo, ma prima di discutere di alterazione della psiche non si dovrebbe definire cosa sia questa psiche? E’ il minimo sindacale del buon senso.

help, impazzire, dubbi, stress, incomprensione, follia, contraddizioni, ImmIl dizionario italiano Sabatini Coletti dà la seguente definizione di psiche:
“Insieme di funzioni e di processi mentali, sensitivi e affettivi che costituiscono la personalità dell’individuo”.

Una definizione dotta apparentemente convincente. La psiche è un insieme di processi mentali. Quindi rimanda al termine “mente”. Quindi andiamo a vedere cos’è la mente.
Ecco la definizione dello stesso dizionario:
L’insieme delle facoltà e attività psichiche dell’uomo, spec. quelle razionali e intellettive, in opposizione al corpo o al cuore come sede dei sentimenti“.

Se hai letto bene ti sarai reso conto che le due definizioni sono prive di senso. Si dichiara che la psiche è l’insieme dei processi mentali e la mente è l’insieme dei processi psichici. È una tipica tautologia, ovvero un discorso circolare che per definire un termine usa i termini che devono essere definiti. Si giunge alla non spiegazione.
Come spiegare questa difficoltà a dare senso ad un sostantivo usato comunemente da tutti?
Lo spiega il vocabolario Zingarelli (la 12° edizione). Ecco la definizione di psiche: “Complesso delle funzioni psicologiche che assume significati diversi nelle varie teorie”.

Qui viene onestamente ricordato che non esiste alcuna comprensione univoca, ma le definizioni dipendono dalle teorie che ciascuno applica. Se si utilizza una lettura freudiana, la psiche è l’insieme delle pulsioni dell’ES (l’istinto) che devono confrontarsi con l’Io (la ragione) ed essere limitate dal Super Io (la coscienza morale).
Se usiamo una teoria cognitiva, allora la psiche è l’insieme delle facoltà raziocinanti e di elaborazione dei significati. Se la teoria è comportamentale allora la psiche è il comportamento, e così discorrendo. In altre parole la psiche è un a teoria, e di teorie ce ne sono a centinaia. In base alla teoria che si preferisce adottare troveremo una definizione che va verso il comportamento, o la personalità o le pulsioni, o la coscienza eccetera. Ma questo non significa aver scoperto cosa sia la psiche.

Ma allora cos’è un’alterazione psicologica se non sappiamo nemmeno cosa sia la psiche? Stando ai fatti l’alterazione psicologica suicidio-suicidi-blog-politica-italia-monti-serit-equitalia-imprenditori-imprenditore_thumbrisulta essere soltanto l’alterazione della teoria della psiche. Ma una teoria si può ammalare?

Non a caso la Treccani, parlando di malattia mentale, riconosce:
Non esiste una definizione soddisfacente che specifichi i confini precisi del concetto di malattia mentale“.

Ma allora esistono le malattie mentali?

Se la psiche è l’insieme delle teorie che cercano di dare significato a quella parte astratta legata ai pensieri, le idee, le convinzioni, la coscienza, il comportamento, i processi cognitivi e così via, non si può certo credere che questa teoria si possa ammalare. Una teoria è un insieme di idee le quali possono essere ragionevoli o irrazionali, condivisibili o meno, corrette o false, ma non certo malate.
normale, anormale, disturbo mentale, psichiatria, malattia psiche, IMML’uomo può attraversare momenti difficili. Esiste la sofferenza, gli stati d’animo negativi, la tristezza, la paura, l’ansia, delle convinzioni inappropriate che generano malessere emozionale. Insomma l’uomo è fatto di molte emozioni e credenze che possono renderlo incapace di interfacciarsi serenamente con la realtà. Si può esasperare la gravità delle circostanze fino a diventare perennemente infelici. Ma l’infelicità non è una malattia anche se perdura nel tempo. Se poi una persona comincia a fraintendere le cose, perdere l’esame della realtà a non riuscire più a vedere le cose come la maggioranza, ciò non significa che sia mentalmente malato. Piuttosto egli sta interpretando la realtà con un criterio inadeguato. I motivi sono tanti, ma quello che conta è che prima di correre alle etichette psichiatriche che trasformano il comportamento in una malattia mentale, bisognerebbe ricordarsi che il modo di gestire la propria mente può generare vissuti problematici. Ma anche in questo caso va precisato che l’incapacità di risolvere problemi esistenziali o tentare di risolverli con strategie inadeguate o irrazionali non è indice di malattia.

Perché parlare di malattie mentali quando si può semplicemente parlare delle emozioni o degli stati d’animo che generano sofferenza? Cos’è la depressione se non uno stato di grande sconforto, tristezza, senso di vuoto, paure e assenza di significati esistenziale? E perché queste cose dovrebbero essere una malattia? Certo, c’è l’establishment medico-psichiatrico a favore di questa tesi, le case farmacologiche, la spinta mediatica e, a cascata, la cultura popolare ormai arresasi alle diagnosi psichiatriche. E dunque la tristezza deve diventare necessariamente una malattia perché la forza propagandistica dei giganti farmaceutici sono riusciti a introdurre questa credenza nella società umana?

grafico-negativo, fallimento, immCi sono persone che si curano da anni per le più svariate forme di diagnosi psichiatriche senza neppure mostrare segni di miglioramento. Per la depressione alcune stime parlano del 60/70 % ma temo che sia in difetto.
Perché mai? Forse perché una teoria non può essere curata con uno psicofarmaco? Forse perché uno psicofarmaco agisce sui neuroni e non sulle convinzioni? Forse perché non si può curare ciò che non è malato? Forse perché non si tratta di curare ma di cambiare certe interpretazioni della realtà attorno a certi temi?

E la questione della chimica del cervello?

Gli psicofarmaci agiscono sul cervello. Ma, come abbiamo visto, la psiche non è il cervello. Per giustificare l’utilizzo di psicofarmaci la psichiatria ha dovuto segnalare un’anomalia cerebrale associata ai disturbi mentali che ha essa stessa stabilito. Per esempio, stando sul tema sindrome depressiva, si parla di una carenza di serotonina. Ecco dunque che certi psicofarmaci diventano indispensabili per ripristinare i normali valori serotoninergici.
serotonina, chimica cervello, neuroni, neurotrasmetittor, IMMFatto strano è che nessun paziente con sintomi depressivi riceve una diagnosi a partire da qualche esame clinico che verifichi la reale esistenza della carenza di serotonina. Ci si basa sulla pura teoria, sulle coordinate ipotetiche elencati dal DSM (il manuale di diagnosi) delle quali lo psichiatra si fa vettore. Niente esami clinici, né per questo né per altri “disturbi mentali”.
Comunque, anche se la dimostrazione scientifica dello squilibrio chimico è ancora materia di discussione, non è irragionevole accettare l’idea che nei casi di persone depresse possa coesistere una carenza di serotonina. Ma questo non dimostra affatto che la causa siano i bassi livelli di serotonina.

Ora la domanda che mi pongo è questa: una persona si sente depressa perché gli manca serotonina oppure gli manca serotonina perché è depressa?
Questa logica si può applicare a qualunque altro evento. Se qualcuno ti aggredisce diventi nervoso, e se diventi nervoso il tuo organismo produrrà più adrenalina. Se ora analizzo le persone più nervose e aggressive rispetto ai pacifici, troverò in loro più adrenalina in circolo. La domanda è dunque: sei nervoso perché hai troppa adrenalina o hai troppa adrenalina perché sei nervoso?
La psichiatria ritiene che sia la chimica il responsabile delle nostre emozioni. Io ritengo che sono le nostre emozioni e i nostri pensieri a suscitare la chimica.
Chiaramente, se riteniamo che il problema sia la chimica allora cercheremo un proiettile magico (il farmaco) da usare per cambiare la situazione. Ma questa prassi risponde alle seguenti domande: il soggetto andava curato? Le sue emozioni dolorose fanno di lui una persona malata? Lo psicofarmaco è realmente la cura? Leggi l’articolo: “Psicofarmaci e alternative“.

soluzioniSoluzioni possibili.

Ognuno sceglie come risolvere i propri problemi. Questo articolo mostra delle incongruenze teoriche che se non corrette possono generare più problemi di quanto siano chiamati a risolvere. Io ritengo che un approccio di cambiamento interiore, di trasformazione dei propri modi di pensare, di riappropriazione delle facoltà mentali per guidare le proprie emozioni sia alla base di ogni percorso verso il benessere. Ritengo anche che questo cambiamento non possa essere fatto da persone esterne né da sostanze esterne. Siamo responsabili delle nostre scelte e nessuno altro si può sostituire a noi. Noi dobbiamo accettare la sfida del cambiamento e questa messa in discussione richiede di sospendere i nostri pregiudizi e le nostre difese. Questo richiede impegno, volontà, intenso desiderio, determinazione e la conoscenza di strategie adeguate. Dobbiamo rinunciare alla conoscenza fallace che ci insegna a cercare le soluzioni attraverso mezzi che non controlliamo o che non ci fanno evolvere interiormente. La cultura ci ha piegati in massa verso orizzonti psicologici problematici, relazioni interpersonali impoverite, verso una percezione inadeguata della realtà e di noi stessi.

scalare, vincere, riuscire, determinazione, Florian Cortese, Intelligenza emotiva, strategiedellamente, PSSi tratta di recuperare quel potenziale smarrito, di sviluppare quell’intelligenza emotiva che sembra eclissata sotto il peso delle teorie assurde che il sistema ci ha somministrato da tempo immemore.

Solo il cambiamento interiore può cambiare la realtà. Nessun farmaco. Nessun bisturi. Nessuna credenza mitologica. Nessun stregone. Nessuna droga. Nessun rituale magico. Nessun angelo custode. Solo noi stessi con la giusta comprensione, la corretta strategia, la chiara decisione e una volontà al servizio di quest’ultima.

Florian Cortese – Formatore Mentale

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